Pino Deodato
Vede Lontano
A cura di Alberto Mattia Martini
Dal 15 Settembre 2022 al 28 Ottobre 2022.
Alla Galleria Il Milione, sono esposte circa cinquanta opere che evidenziano la transizione dal linguaggio pittorico a quello scultoreo, a partire dagli anni ’80. I lavori sono organizzati in installazioni raccolte per soggetti che accostano lavori sia pittorici – meno recenti – che scultorei – più attuali – cui talvolta l’artista ha attribuito lo stesso titolo, a sottolineare come Deodato sia passato, negli anni, a esprimersi da un medium all’altro per raccontare la medesima “storia”, avvalorandone ed indagandone ulteriormente i concetti.
Proprio i titoli ricoprono un ruolo fondamentale nel lavoro dell’artista diventando parte integrante e necessaria delle opere, rendendole da un lato più evocative e dall’altro più chiare nel messaggio di cui sono portatrici.
“Mangiava le lucciole per vederci meglio”, “Non ci sono più ciliegie”, “Un popolo di piante”, “Chiodo fisso” – tutte opere che il pubblico può ritrovare nelle sale de Il Milione – tra le più emblematiche del pensiero dell’autore che ha sempre voluto esprimere attraverso materiali semplici, come la terracotta e la carta, questioni etiche, estetiche e filosofiche profonde che stanno a cuore all’uomo contemporaneo.
Pino Deodato usa un linguaggio fatto di estrema sintesi per riappropriarsi dei valori profondi che la civiltà odierna sembra aver smarrito: «Cerco di affrontare temi complessi in modo semplice – dice l’artista – che è poi quello che l’arte dovrebbe fare: rendere accessibili a tutti argomenti difficili». Significativa in questo senso è l’opera “Vede lontano”, da cui l’esposizione trae il titolo, che fa da trait d’union tra le due sedi espositive poiché in entrambe ne viene esposta una versione: «In una, un uomo posizionato all’apice di un parallelepipedo osserva il mondo sotto di lui, nell’altra è sospeso nel vuoto mentre scruta all’interno di un cannocchiale-cono. Una sorta di punto d’osservazione privilegiato, dal quale poter indagare e quindi riflettere sulla contemporaneità», spiega il curatore.