Tino Stefanoni / Per grazia ripetuta
Bollettino n. 1979 con testo di Roberto Borghi
25 ottobre – 21 dicembre 2018
A partire dal 1990 Tino Stefanoni ha tenuto negli spazi del Milione quattro personali e numerose collettive. Fino alla sua scomparsa, avvenuta nel dicembre dello scorso anno, il pittore d’origine lecchese ha mantenuto ininterrotta la sua amicizia e collaborazione con la Galleria Il Milione alla quale tra l’altro ha segnalato artisti giovani, o comunque esordienti, che non di rado hanno esposto le loro opere in galleria.
La mostra che si inaugurerà il 25 ottobre raccoglie perlopiù dipinti realizzati tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Duemila. Attraverso questi lavori, dedicati a paesaggi e nature morte, Stefanoni ha creato un suo peculiare e inconfondibile universo pittorico, nel quale confluiscono rimandi a numerosi maestri del passato – dal Beato Angelico a Carlo Carrà – rielaborati però in una prospettiva straniante, ironica e allo stesso tempo algidamente lirica.
Un tratto all’apparenza infantile, ma in realtà studiato e minuzioso, delinea su tele di piccole dimensioni e dai formati insoliti – per esempio triangolare o rotondo – dettagli di edifici, vasi da fiori, bandierine svolazzanti: il colore monocromo dello sfondo, irrorato di una luminosità di cui è arduo cogliere la provenienza, fa stagliare questi oggetti “qualsiasi” e li rende assoluti.
La pittura di Stefanoni va in cerca della Metafisica dell’ovvio, come s’intitolava la retrospettiva allestita nella Galleria del Credito Valtellinese sei anni fa; ma, nella sua voluta serialità, tende anche a evocare una grazia insolita perché ripetibile – cioè tutt’altro che “eccezionale” –, un singolare tono elegiaco che appartiene alla vita reiterata di tutti i giorni, alla quotidianità più banale, più replicabile, e paradossalmente più preziosa.
Dopo gli studi al Liceo Artistico Beato Angelico e alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, Tino Stefanoni (Lecco 1937-2017) ha esordito attorno alla metà degli anni Sessanta con dipinti dal sapore concettuale. Nel 1967 ha vinto il 1° Premio San Fedele indetto dall’omonimo Centro Culturale milanese. Nel 1968 ha tenuto la sua prima personale nella galleria Apollinaire: il catalogo era introdotto da un testo di Pierre Restany. Da allora i suoi dipinti sono state esposti in diverse città europee, negli Stati Uniti, in America Latina e in Corea del Sud. Nel marzo di quest’anno l’editore Allemandi ha dato alle stampe il catalogo ragionato delle sue opere.
Senza titolo L41, 1999 – acrilici su tela | cm 32×38